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ERMINIO CELLA TRIO
SPIKE

Philology W 110.2



1) Spike (Erminio Cella)
2) Dolphin dance (Herbie Hancock)
3) Blues for Giulia (Marco Mistrangelo)
4) Song for my wife (Erminio Cella)
5) What is this thing called love ( Cole Porter)
6) Chelsea bridge ( Billy Strayhorn)
7) Bop be ( Keith Jarrett)
8) Indecisione (Erminio Cella)
9) Song for my wife (alt. take) (Erminio Cella)





Track 09 - Song for my wife (alt. take) (Erminio Cella)


ERMINIO CELLA TRIO
SPIKE
Philology W 110.2

Erminio Cella, piano
Marco Mistrangelo, bass
Gabriele Boria, drums

Recorded at “ Teatro alle Vigne” Lodi Febbruary 14 – 17 /1997
Produced by Paolo Piangiarelli
Recording and mastering Enrico Balconi

Cover art and graphic Erminio Cella and Franco Gazzola
Photo Franco Gazzola
Liner notes by Franco Fayenz

Nelle note di copertina Franco Fayenz scrive:
…Capisco che Cella ha fatto studi assi severi e che ha talento nativo, tecnica, bel tocco e gusto raffinato. A chi somiglia? Non me ne’importa nulla, smettiamola con questi paragoni. È se stesso, ha personalità, e accanto a lui ci sono due musicisti come Marco Mistrangelo e Gabriele Boria che possiedono qualità analoghe: come lui sono trentenni o poco più, sono colti, sono in grado di spaziare sulla musica a trecentosessanta gradi e hanno incarichi di insegnamento. Si spiega con ciò, che la prova discografica di Cella sia altamente positiva, per non dire entusiasmante. Qui ci sono composizioni originali del leader e di Mistrangelo che rilevano anche una felice attitudine all’invenzione di temi piacevoli e intensi. E ci sono temi altrui ( mi riferisco in particolarer a Dolphin Dance di Herbie Hancock e a Chelsea Bridge di B Strayhorn) non semplici da rivivere in forme e contenuti inediti, ma Cella e compagni ci riescono benissimo. Si aggiunga a ciò che la musica e l’improvvisazione non hanno un attimo di stasi creativa e sono in tutto scorrevoli e godibili come succede nei dischi perfettamente riusciti……..



RECENSIONI

Musica Jazz N 7 Luglio 1998
Erminio Cella – Spike
La formula è quella collaudata ma nel contempo insidiosa, del trio classico. Per cavarsela all’interno di simile contesto, e per evitare la banalità di un suonare routiniero e noiso, occorrono qualità mature, trale qualcuna delle principali è la capacità di un continuo interplay. Cella e compagni si dimostrano all’altezza della situazione, creando un discorso, nel quale la fantasia e le cifre espressive individuali sono messe al servizio del discorso collettivo. Cella ha assorbito, facendole fermentare originalmente, le lezioni di alcuni dei maggiori tastieristi contemporanei e mette in vetrina una ricca fantasia ( si ascolti, per esempio, il modo del tutto personale in cui tratta What Is This Thing Called Love ), un panismo ricco di suggestivi chiaroscuri (Chelsea Bridge, Indecisione), una particolare attenzione ai risvolti melodici dei vari temi ( ( Dolphin Dance), consapevolezza armonica (il superbo Spike, uno dei cinque brani originali della raccolta), predilezione dei cambiamenti ritmici( Blues For Giulia). I due compagni gli sono pari per sensibilità, spessore creativo e perizia strumentale, fungendo non solo da sostegno ma anche da integrazione e completamento del pianoforte.



Recensione concerto Il Cittadino (Lodi) 20 aprile 1999
Erminio Cella Trio
Livraga Jazz 1° rassegna jazz del Lodigiano 1999

Jazz, caloroso inizio con Cella

Il tema musicale “ The days of wine and roses”, con il quale il trio di Erminio Cella ha aperto venerdi scorso a “ Livraga Jazz”, è senza dubbio uno dei temi di Henry Mancini più efficaci e conosciuti. …………………………La versione proposta dal bravo pianista Erminio Cella, accompagnato da Marco Mistrangelo al contrabbasso e Gabriele Boria alla batteria non ha mancato di quell’inquietudine sottile nonostante uno stacco di tempo abbastanza veloce, che ha impedito cadute retoriche o di autocompiacimento. Esposizione del tema appena accennato con interessanti risvolti ritmici prima di dare il “la” all’improvvisazione. Pronuncia boppistica marcatamente accennata e sempre sotto controllo ( in “Spike”, il brano che dà il titolo al loro disco e che guarda caso prende spunto dal film “ Mo Better Blues” di Spike Lee), propensione alle sonorità introspettive e cameristiche di “ Dolphin Dance”, un brano di Herbie Hancock, fino alla spensieratezza leggiadra e quasi onirica di ”Song for my wife”, un bossanova di Cella. Mistrangelo è emerso come un contrabbassista molto elegante anche signorile: sempre sul tempo e poi solido nella scansione ritmica……………………Un trio, insomma, che funziona sia sul versante esecutivo, spettacolare, ma anche le proposte di brani originali, da quelli di Cella a “Blues for Giulia” un blues scritto da Mistrangelo dal sapore un po’ enigmatico e acccattivante…………………………….L’auditorium “Vittadini”, affollato da un pubblico caloroso che ha dimostrato apprezzare il concerto, si è prestato benissimo per l’occasione…………….. Simeone Pozzini