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Cd MAX DE ALOE QUARTET
'BRADIPO' - Abeat Records 2010


www.onlinejazz.net - 13 novembre 2010

Grande Musica alla Casa del Jazz
Max De Aloe Quartet “Bradipo”

Proprio di recente, su questo stesso sito, ho recensito l’album di Max De Aloe “Bradipo” trovandolo eccellente. E questa impressione mi è stata confermata appieno dal concerto romano, anzi l’armonicista dal vivo convince ancor più che su disco… cosa che non sempre accade. In effetti mentre in sala di registrazione i musicisti possono profittare di tutte le possibilità che le moderne tecnologie mettono loro a disposizione, in concerto queste possibilità si riducono al minimo… di conseguenza o sei un artista o non lo sei. De Aloe lo è senza dubbio alcuno avendo elaborato all’armonica uno stile assolutamente personale in cui si percepisce da un canto una profonda conoscenza della musica tout court, dall’altro una costante tensione progettuale che lo porta a battere strade alle volte complesse e quindi pericolose. E’ il caso, per l’appunto di Bradipo, una suite lunga circa un’ora e un quarto, dal preciso andamento filmico con un inizio, uno svolgimento (inframmezzato da un sentito omaggio ai Pink Floyd) ed una fine (“La strada” di Nino Rota). Ebbene anche dal vivo De Aloe ha messo in mostra le sue doti migliori: nessuna ricerca dell’effetto a tutti i costi, ma una musica sobria, elegante, alle volte non facile, spesso emozionante, ma sempre contraddistinta da grande padronanza strumentale e da quel gusto melodico che a mio avviso costituisce una delle caratteristiche essenziali del suo fare musica. E dal vivo risalta ancor meglio l’apporto degli altri componenti il quartetto; così preciso, essenziale Roberto Olzer sia in funzione di supporto sia in chiave solistica, straordinario il lavoro di Mistrangelo impegnato spesso in chiave melodica a cucire i vari episodi della suite per finire con Stranieri che agendo spesso di sole spazzole ha dimostrato come si possa essere “leggeri” e al tempo stesso trascinanti. Un’ultima notazione: gustoso il bis con un brano della tradizione tanguera , “El die que me quieras” di Gardel e Le Pera, portato al successo dallo stesso Gardel e reinterpretato con grazia e competenza da un De Aloe superlativo anche in questa occasione.
Gerardo Gatto


MUSICA JAZZ - Ottobre 2010

Sta senza dubbio tra le forse vive di recente immessesi nel jazz italiano De Aloe, e non soltanto il solista - posto in particolare luce dallo strumento che ha scelto di far rivivere - ma anche il compositore e non da ultimo il leader, per come ha fatto crescere l'attuale suo bel quartetto. In 'Bradipo' sono ribadite queste tre qualità, non senza un'interessante progressione stilistica rispetto al fortunato 'Lirico Incanto', inciso otto mesi prima per la stessa Abeat. Svincolato dai temi classici là percorsi, il lirismo dell'armonica ha libero sbocco, sale di quota, si abbandona ai venti della fantasia, ora con finezza, ora con intensità. Tra i partner la maggior evidenza spetta all'elegante Olzer, ma continuo, assiduo ed efficace è il lavoro di Stranieri e Mistrangelo: il pizzicato di quest'ultimo ha gran parte nel primo brano della breve suite sui Pink Floyd. Notturno (dello stesso bassista ma dove c'è un buon assolo di batteria), La Belle Hélène (do Olzer) e la felliniana La Strada (di Nino Rota) completano bene le cinque composizioni del leader.
Maletto


A PROPOSITO DI JAZZ - www.online-jazz.net - Novembre 2010

Ancora una prova maiuscola di Max De Aloe che si conferma musicista di grande levatura. Ben coadiuvato da Roberto Olzer al piano, Marco Mistrangelo al contrabbasso e Nicola Stranieri alla batterista, l’armonicista ha confezionato un album che si ascolta con grande interesse dal primo all’ultimo minuto. Come abbiamo già imparato dai precedenti album, Max ama le melodie ampie, distese che riesce a disegnare al meglio con il proprio non facile strumento, dando la giusta profondità ad ogni singola nota che si susseguono, così, come in una sorta di racconto che ha un inizio, uno svolgimento e una fine. E questo andamento filmico è sottolineato dalla presenza di alcuni brani: “L’aria in mezzo” ispirato a “Mare dentro” di Amenàbar, “Lee and Jackson” espressamente dedicato al grande amore tra Lee Krasner e Jackson Pollock, “Pianosequenza” un omaggio al film “Nodo alla gola” di Hitchcock… per finire con “La strada” di Nino Rota. Il tutto con momenti di grande trasporto che riescono veramente a toccare chi si avvicina alla musica scevro da ogni superficialità. In quest’ambito tutti i musicisti si esprimono al meglio, con il pianista che non si limita a punteggiare le esposizioni del leader ma si lancia egli stesso in assolo quanti mai centrati (lo si ascolti soprattutto in “La bella Hélène” di Olzer) e con una sezione ritmica perfetta per questo tipo di musica, in grado di fornire sempre il giusto supporto ritmico – armonico. I temi sono tutti molto affascinanti sia che si tratti di composizioni originali del leader o del bassista sia che provengano da repertori altrui come la straordinaria “Pink Floyd Suite”.
Gerlando Gatto


ALL ABOUT JAZZ - Novembre 2010

Ha un forte impatto descrittivo Bradipo, il nuovo lavoro in studio del quartetto capitanato dall'armonicista Max De Aloe. Questo perché le rivisitazioni presenti in scaletta sono tratte da autori che alle immagini hanno dedicato un'importanza vitale, e perché alle immagini - di film, di vita vissuta - si ispirano anche i brani autografi. Tra le molte cose buone va evidenziata l'idea di pescare nel repertorio pinkfloydiano per creare il cuore pulsante dell'intero concept: "Breast Milky," "Sheep" e "Shine on You Crazy Diamond part IX" legate tra di loro, come mai prima nessuno si era sognato di azzardare, restituiscono netta l'idea di movimento, di sfasamento temporale. Indovinata anche la mossa di aprire l'album con un tema dal carattere forte come "L'aria di mezzo," capace di sedurre l'ascoltatore e di incuriosirlo fino alle chiusura sulle note de "La Strada," lo splendido tema di Nino Rota. In Bradipo è difficile trovare momenti dove non sia l'armonica del leader ha rappresentare il filo conduttore del discorso, ma questo non impedisce al quartetto di produrre un lavoro coeso, senza evidenti punti di flessione, e dall'intensa coralità.
Originale.
Valutazione: 4 stelle
Roberto Paviglianiti









Cd MAX DE ALOE QUARTET
'LIRICO INCANTO' - Abeat Records 2008


MUSICA JAZZ - Novembre 2008

Strumento che al jazz e ad altre musiche nere ha dato ampio apporto, l’armonica in Italia non corre più il rischio, dopo le magistrali interpretazioni di Bruno De Filippi, di una dolorosa lacuna. Tra quanti ne hanno merito, in prima fila è il varesotto De Aloe, affermatosi in pochi anni con la sua cromatica: anche nella stima dei colleghi, dato che con lui hanno voluto incidere tra gli altri Coscia, Melillo, Sellani, Barbara Casini. Ma De Aloe, ovviamente, ha curato anche di farsi gruppi propri, con i quali coltivare progetti che lo solleticassero. Questo di ‘Lirico Incanto’ è il suo più recente, con cui ha ampiamente circolato in Italia la scorsa estate. Vi spira un’aura insieme raffinata e popolare: al centro è infatti l’immenso repertorio di melodie che l’opera ha lasciato (anche) ai jazzisti, e si direbbe soprattutto agli italiani, tanti vi fanno ricorso dacché Rava e il suo disco Label Blue aprirono, nel 1993, la strada. Ora De Aloe, senza commettere l’errore di pigiare troppo sul ritmo ‘jazzato’, gioca con Verdi, Leoncavallo, soprattutto Piccini (con un omaggio particolarmente dolce a Mimì). Il suo è un lirismo colto, e tra gli efficaci partner, non a caso, si distingue il pianista Olzer, dall’evidente bagaglio di studi classici.
Musica Jazz - Maletto
Maletto


WUZ - CULTURA E SPETTACOLO - Ottobre 2008

Che piacevole sorpresa questo Lirico Incanto! Il suono dell’armonica avvolge in ogni brano l’ascoltatore, lo solleva dolcemente e lo porta con sé con struggente leggerezza. E le note, così conosciute, così parte di noi, si perdono, diventano nuova melodia, sembrano volare anch’esse in un cielo stellato, quello della copertina del disco, un cielo di fantasia, disegnato da noi bambini che, come Max De Aloe, ascoltavamo i dischi di musica classica dei nostri genitori e imparavamo a riconoscere le arie celebri della lirica italiana. … Ad accompagnare l’armonica di De Aloe – ritagliandosi spesso anche spazi da protagonisti, come deve accadere quando si parla di jazz – sono stati Roberto Olzer (piano), Marco Mistrangelo (double-bass) e Nicola Stranieri (percussioni). Il risultato è una perfetta armonia che testimonia più di qualsiasi parola l’affiatamento di questi musicisti.
Giulia Mozzato


JAZZ CONVENTION - 2008

... Max De Aloe sceglie di avere accanto a sé tre ottimi strumentisti come Roberto Olzer al piano, Marco Mistrangelo al contrabbasso e Nicola Stranieri alla batteria nell'occasione di un progetto coraggioso e complesso. Lirico Incanto è infatti la trasposizione, in atmosfera jazz, di alcuni fondamentali temi della tradizione lirica italiana. È del tutto inutile negare che vi siano stati altri tentativi in questo senso, con esiti spesso imprevedibili, se non distonici, ma decisamente non è questo il caso. L'armonica cromatica di De Aloe rende concreta l'armonia di quelle pagine (inviolabili nell'immaginario di molti), e l'incipit Vesti la giubba da I Pagliacci di Ruggero Leoncavallo è perfetta proprio nella sua costruzione bipolare, da una parte il tema struggente e dall'altro una sezione ritmica incalzante che connota la scelta stilistica. A centocinquanta anni dalla nascita di Giacomo Puccini questo lavoro ripropone alcuni tra i suoi più importanti temi: il geniale Coro a Bocca Chiusa dalla Madama Butterfly, Tu che di gel sei cinta dalla Turandot e naturalmente E lucean le stelle dalla Tosca - proposta dal gruppo in duplice versione, una delle quali davvero interessante dal punto di vista della riscrittura jazz. E se, da una parte, risulta un pochino faticosa la resa della strofa di Mi chiamano Mimi da Bohème (nonostante mi sia davvero appassionata all'esecuzione dal vivo, riscontrabile anche su You Tube), dall'altra il nodo di sentimenti che lega Tosca nella speranza di rivedere Mario Cavaradossi (Com'è lunga l'attesa) viene sviluppato in modo particolarmente intenso attraverso questa bellissima versione, e crea le basi per un'opinione totalmente positiva nei riguardi di questo progetto. La prova più evidente del successo di De Aloe è stato sottoporre un amico melomane 'irriducibile' all'ascolto di queste tracce: pensava di uscirne quantomeno affaticato e invece si è scoperto entusiasta, e desideroso di un pronto riesame... Nelle note di copertina firmate da Paolo Fresu leggo "... In Lirico Incanto i temi sono eseguiti con quell'approccio filologico che ne fa risaltare l'aspetto drammatico e con quel rigore che ne amplifica le qualità melodiche e armoniche senza che questo comprometta il delicato rapporto tra scrittura e improvvisazione. Trattasi di un vero disco di jazz (...)". Ubi maior minor cessat, dunque mi limito a sottoscrivere in pieno e torno ad ascoltare questo bel lavoro che da qualche giorno mi accompagna, e non solo per dovere di critica.
Lorenza Cattadori


ALIAS - IL MANIFESTO - 7 Marzo 2009

Il solista di armonica cromatica si è impegnato in un'impresa non facile, scegliendo otto pagine d'opera (Leoncavallo, Puccini e Verdi) e proponendole per quartetto jazz. Al repertorio lirico si sono dedicati, nel tempo, vari jazzisti italiani, a partire da Enrico Rava e Bruno Tommaso finendo con Danilo Rea e Riccardo Arrighini. De Aloe riesce a far cantare la sua armonica evitando le trappole sia della jazzificazione che del calco sonoro; coglie, così, l'essenza melodica delle arie senza congelarle nel tempo. La sua è un'operazione che ha una radice individuale e memoriale ma mette a fuoco ciò che gli studi musicologici hanno appurato: l'importanza dell'opera lirica nella gestazione del jazz a New Orleans e la sua diffusione in ambito afro-americano, da Morton a Davis. Sarà per questo che Lirico incanto scorre con immediatezza e naturalezza, evoca musiche conosciute ma le proietta in una dimensione ulteriore, potenziando ritmo e improvvisazione (un esempio in Com'è lunga l'attesa da Tosca). Non è un caso che ben cinque brani siano di Puccini, il compositore che più degli altri conobbe l'America e ne apprezzò la musica. De Aloe firma l'ispirata Nel golfo mistico.
Luigi Onori


JAZZMAN – Aprile 2009

L’opéra a été une source d’inspiration pour les musiciens de jazz, notamment en Italie, comme en témoignent les travaux passés d’Enrico Rava, de Roberto Gatto, de Batista Lena, parmi tant d’autres. Cette fois, les bonnes nouvelles arrivent avec le quartet de l’harmoniciste Max De Aloe qui porte le chant lyrique à son plus haut niveau de sublimation jazzistique. Puccini, Verdi, Leoncavallo, les airs retunes enchantent, probablement grace à la spécificité de l’harmonica chromatique. On appréciera la basse irrésistiblement porteuse sur un extrait de La Traviata, la batterie virevoltante et précise sur un passage du Turandot, le piano profonde et léger, oscillant entre enchainement mélodique et déconstruction, de la traversé de I Pagliacci à une reprise quasi rock d’un morceau de la Tosca. Du jazz joyeusement jouè, semé d’improvisations lumineuses, par-dessus lesquelles surfe le chant inspiré de l’harmonica. De Aloe donne l’impression de vivre cette immersion dans le domaine lyrique avec passion. Une expérience à partager, sans restriction, meme pour ceux qui n’aimeraient pas l’opéra!
Francisco Cruz


ALL ABOUT JAZZ – Giugno 2009

Poco più che quarantenne, Max De Aloe è probabilmente il più noto rappresentante in Italia di uno strumento poco affermato nel jazz, l'armonica cromatica. Autore di diversi lavori a suo nome e di numerose collaborazioni, in questo CD si presenta con un nuovo quartetto, per mettere in atto un operazione assai rischiosa: rileggere a proprio modo brani dell'opera lirica italiana. I rischi sono molteplici e spaziano dalla realizzazione di un'opera calligrafica alla mera "jazzizzazione" del classico, dallo scadimento nel kitsch alla presunzione dotta. Ma De Aloe - forse perché spinto da una genuina esigenza di omaggiare il melodramma, che come ben spiega nel libretto ha avuto un bel posto nella sua infanzia - aggira abilmente questi pericoli e conduce in porto un lavoro forse semplice, ma accurato e originale. L'accuratezza scaturisce da un attento lavoro di arrangiamento dei brani, ma anche da un ottimo interplay con gli ottimi compagni di viaggio. Se Stranieri alla batteria accompagna su ritmi non standard, evitando così l'effetto "Trio Loussier," Olzer esce spesso dai sentieri più ovvi della tastiera e offre accordi inattesi o improvvisazioni dissonanti (si ascolti l'accompagnamento all'armonica in "E lucevan le stelle"), in questo contesto appropriatissimi. Mistrangelo, poi, sorprende per lo spessore del suo contrabbasso, che sostiene sempre le riletture ma soprattutto si avventura in alcuni assoli davvero magistrali (uno su tutti, in "Ah, fors'è lui" da La Traviata). Anche se poi è ovviamente De Aloe a conferire un colore particolare alle melodie, grazie all'inconfondibile, suggestivo suono dell'armonica cromatica, ma anche grazie all'originalità della sua rilettura e delle improvvisazioni che sulle melodie propone. Tra le quali, per intensità e particolarità interpretativa, paiono spiccare proprio la complessa "Ah, fors'è lui" - nella quale tutti i quattro musicisti trovano spazio per dire la loro - il "Coro a bocca chiusa" dalla Butterfly ed entrambe le (ben diverse tra loro) versioni di "E lucevan le stelle". Un disco di facile fruizione, ma ascoltabile a più livelli, ottimamente riuscito e indicato tanto per i jazzisti, quanto per chi ascolti di solito classica o musica melodica.
Neri Pollastrii









Cd MAX DE ALOE QUARTET
' BJORK ON THE MOON ' - Abeat Records 2012


JAZZ CONVENTION MAGAZINE - 22 Luglio 2012

Max De Aloe non è solo un jazzista. Dopo aver ascoltato i suoi dischi possiamo con fermezza dire che prima di tutto è un poeta e che i suoi versi sono fatti di note declamate attraverso un'armonica nostalgica, sognante, crepuscolare, virata al blues. Max De Aloe è anche un ricercatore: di suoni, di musiche, di emozioni, di sensazioni, di composizioni avanguardistiche che appartengono al pop, al rock, al folk, al jazz o a chissà quale altra fonte sonora. Lui li tramuta nella sua musica come ha fatto con quella specie di folletto comparso anni fa dalle brume nordiche e appartenente a una moderna mitologia che è la cantante Bjork. Lavoro non semplice quello di De Aloe dover riarrangiare tutta una serie di brani resi particolari e inconfondibili dal falsetto vocale di Bjork e da quella loro atmosfera impalpabile, sospesa tra avanguardia e astrazione, elettronica e inquietudini metropolitane. L'esperimento è riuscito. I risultati ci danno un disco godibile, cantabile, finemente accurato nei particolari, ricco di sfumature, filmico e sognante nell'apertura della title track Bjork On The Moon, che porta la firma di De Aloe, assieme a Askja e al notevole Il bosco che chiamano Respiro. Il cast è quello comprovato degli ultimi dischi a cui si aggiunge il tocco cameristico della violoncellista brasiliana Marlise Goidanich. De Aloe usa o trasforma l'armonica come se fosse la proiezione di una voce (Bjork), o un qualcosa che somigli a una tromba o a un sassofono. Ne sono prova i brani topici della cantante islandese come I've seen it all, Hyper ballad, Cosmogony, Come To Me e Joga. In questo gioco di rimandi e invenzioni la sezione ritmica composta da Mistrangelo e Stranieri svolge un ruolo eccelso garantendo ritmo, profondità e quella particolare sensibilità, di cui ne è pervaso il pianismo di Olzer (Overture), che serve a trasformare la musica di Bjork in un jazz ricercato, moderno, dai confini "flessibili". Il virtuosismo della Goidanich garantisce, poi, "religiosità" antica e mistero alle volute nordiche bjorkiane (Bachelorette). Gloomy Sunday è un volare alto, un happy ending che precede i titoli di coda di una soddisfacente proiezione notturna che termina con l'Aurora.
Flavio Caprera









Cd IGUAZU' ACOUSTIC TRIO
'RUBIO' - Rai Trade/ Videoradio


DRUM CLUB - Settembre 2010 -

Già aprendo la confezione di questo cd degli Iguazù Acoustic Trio, si intuisce la direzione che intendono intraprendere: proporre uno spettacolare mix di ritmi latin-jazz, afro/nord e sudamericani in cui la “leggenda vivente” della percussione mondiale - Alex Acuna - (qui in qualità di special guest) affianca Alex Battini de Barreiro un eccellente batterista / percussionista italo-argentino. Solitamente, l’ospite di un album interviene in qualche episodio, mentre in questo caso, il leggendario Alex Acuna è impegnato a suonare ben 8 dei 12 brani: il reale valore aggiunto di questo lavoro discografico. Il virtuosismo allo stato puro, l’eleganza dei riff con la complicita di un Fabio Gianni sopra le righe (pianoforte), creano un evento epico che lascia l’ascoltatore inebriato da un sound spettacolare ed efficace in tutte le sue forme. Mentre si apprezzano gli arrangiamenti deliziosi e toccanti di brani quali Fragile ( Sting), Spain (Corea) e Libertango (Astor Piazzola) , così come l’ottima prova del basso di Marco Mistrangelo, il vero gioiello sta in Rubio, il brano di apertura composto da Fabio Gianni, nel quale tutti i musicisti, Acuna incluso, sfoderano la loro musicalità affiancata a una esecuzione impeccabile…. solitamente riscontrabile negli album di fattura internazionale. Tanto basta e avanza per non deludere nessuno: anche l’ascoltatore meno attento, magari abituato ad ascoltare un album sul divano, con la performance di Rubio balzerà certamente in piedi! Chiude il delizioso Landing in Corea scritto da Fabio Gianni. Un obbiettivo pienamente centrato questo album fatto di 12 tracce mai banali o scontate, in cui la raffinata miscela artistico/musicale la fa da padrone: un lavoro che certo non poteva sfuggire all’attenzione di Videoradio e Rai trade impegnati a proporre discorsi musicali di elevata caratura artistica. (Alfonso Miceli)


JAM - Settembre 2010 -

Avete Presente il fiume Iguazù al confine Tra Argentina e Brasile? Genera delle cascate bellissime, talmente belle che L’Unesco ha pensato di tutelarle rendendole patrimonio dell’umanità. L’idea del Pianista latin jazz Fabio Gianni, invece, sembra quella di tutelare l’immenso patrimonio della musica sudamericana. L’Iguazù Acoustic Trio ( Gianni al piano, Marco Mistrangelo al basso e l’italo-argentino Alex Battini De Barreiro alla batteria) riesce nell’intento, dedicando Rubio interamente alle sonorità latin. Ospite gradito e fondamentale è il gran percussionista peruviano Alex Acuna ( Weather Report) , uno che con le percussioni ci sa fare davvero, qui anima e ritmo del progetto. Il lavoro guarda alle sonorità cubane , argentine, e brasiliane, con originale modernità, omaggia i grandi della musica sudamericana e non solo arrangiando i loro successi in chiave latin jazz: L’immortale Libertango di Astor Piazzola, Caridad Amaro di Chuchu Valdes o il tradizionale cubano El Cuarto de Tula. Da non perdere la struggente Fragile di Sting: qui Gianni sfoggia tutto il suo delizioso tecnicismo romantico, coadiuvato dall’energica presenza di Mistrangelo. È il pezzo più bello dell’album. Nella title trck, creatura di Gianni, Acuna è il “polpo delle percussioni” che conosciamo, divertente e coinvolgente. In El Pescadito y el mar cìè spazio per i “ pensieri” di Alex Battini, alle prese con l’hang, una percussione metallica dal suono ipnotico, in un brano dal sapore etno-trance appagante. Luigi Delfa


LATIN JAZZ MAGAZINE
Added: July 12th, 2011 Iguazu Jazz Trio

Whether named for the famous Iguaçu Falls (larger than Niagara Falls) in Argentina, SA or because it spans the borders of Argentina and Brazil, or perhaps due to the splendor of Iguaçu National Park, the key here is natural and awesome. Whatever the reasons, as with their namesake (a natural splendor), this collaboration of gifted musicians delivers the true essence of natural Latin Jazz; the way a musician would hear it and the way it should be played. A very nice surprise! Iguaçu’s Latest CD is entitled “Rubio” and although we have not heard in its entirety, we did take careful listen to three cuts submitted for review: 1.Spain: Composed by Chick Correa, 1971 – A very interesting arrangement; we liked it as the Melody of the break is in 6/8 and that is how it should be. This rendition, there is much respect for the phrasing of the melody which often evokes other forms of interpretation. Kudo’s well done!! 2.Brasillified: Samba Novo – Very much in the style of João Donato , Camargo Mariano, Tamba Trio and Michel Camilo. A very creative use of 6/8 with the rhythm section very nicely supporting the pianist and his phrasings. Super, with the bassist exhibiting the influences of Patitucci, Conceiçao y Assumpçao. 3.Herbiegaloo: Yes sir, its Boogaloo with a Herbie twist and a lot of flavor; smooth. In this double time groove the pianist displays influences of Herbie Hancock’s third album released in 1963: Inventions & Dimensions.We really did enjoy these cuts and thanks to our technical expert (Neff Irizarry II (Puerto Rican Jazz Guitarist residing in Finland) we were able to truly understand the music and share with his insights. Enbreve Latin Jazz Magazine encourages musicians to participate as reviewers and/or writers as it’s through their understanding of music that we are able to provide a basis for better appreciation by our readers.The members of the IGUAZU Latin Jazz Trio are: Fabio Gianni – Piano; Alex Battini de Barriero – Drums & Percussion; Marco Mistrangelo – Bass & CB and Featuring the great Peruvian percussionist Alex Acuna.We encourage you to visit the artist’s website and purchase their music to show your support.


LATIN JAZZ NETWORK
-del 25 luglio 2012
Iguazú Acoustic Trio – Rubio June 2, 2012 · Posted In: CDs

A vivid sound with a style compounded of elegance and full of unexpected detail, that is the music of Iguazú Acoustic Trio. The album starts with the energetic title track “Rubio”, an original Latin jazz composition by pianist Fabio Gianni. The second track is an exquisite version of Sting “Fragile”. Gianni improvisations are poetic and refined, even when the arrangement gets funky. The album continues with a Cuban traditional, “El Cuarto de Tula” (Tula’s Room). The percussion of the great Alex Acuña, truly shines on this track. The pace slows down for bassist Marco Mistrangelo original “Notturno”, a beautiful ballad where Gianni combines lyrical lines with elongated phrases on piano. The trio ventures into the jazz classic by Chick Corea “Spain” with great success. On this faster version the trio demonstrates their impeccable technique with spontaneity and ease. A gorgeous piano improvisation serves as an intro for the wonderful rendition of Piazzola “Libertango”. Bassist Marco Mistrangelo has some of his brightest moments on this one with logical and fresh improvisations.
The trio goes to Brasil with the contagious rhythms of the samba “Brasilified”, proving these guys feel at home playing almost any music style. “El Pescadito y el Mar” is another original, this time by drummer Alex Battini and just like the tittle tracks “Rubio” and “Guajira for Chucho” (for sure dedicated to Cuban pianist Chucho Valdéz), this one also shows the heavy influence of Latin music on these Italian musicians. The album ends with another Gianni original, “Landing in Corea”, a composition with a distinct Chick Corea influence.
Tracks: 1. Rubio; 2. Fragile; 3. El Cuarto de Tula; 4. Notturno; 5. Spain; 6. Libertango; 7. Brasilified; 8. Herbiegaloo; 9. El Pescadito y el Mar; 10. Caridad Amaro; 11. Guajira for Chucho; 12. Landing in Corea. Personnel: Fabio Gianni (piano); Alex Battini de Barreiro (drums, percussion); Alejandro “Alex” Acuña – whistle, drums, percussion, background vocals.
Iguazú Acoustic Trio – Website: www.myspace.com/iguazulatinjazztrio
Label: Videoradio, Rai Trade
Release date: July 2011
Reviewed by: Wilbert Sostre




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